Si intende programma per governare l’innovazione, programma per il Governo italiano, … Credo meriti di essere chiarito meglio
Il nuovo Codice del Terzo Settore impone una struttura rigida per gli Statuti. In questo articolo, obbligatorio, l’associazione non parla ancora dei propri scopi, ma seleziona da un menu predefinito quali sono gli interessi generali, definiti per legge, che vuole sostenere. Se non opera a garanzia di almeno un interesse generale, l’associazione non può essere riconosciuta. Questo ha un senso ed ha anche un’utilità pratica, ma certamente a colpo d’occhio genera alcune stranezze. Di certo, se non si è a conoscenza di questo obbligo normativo, si è del tutto giustificati nel pensare che sia ben strano chi crea gli Stati Generali dell’Innovazione per occuparsi di prevenzione del randagismo.
Le specificità di ogni associazione possono e devono essere descritte nel successivo articolo su “Scopi e Azioni”. E lì, si può discutere se descritte bene o male, le tematiche che segnali ovviamente ci sono.
Mi sembra manchino del tutto punti relativi alla promozione di iniziative e di politiche nell’area dell’innovazione, della cultura digitale, dell’inclusione digitale, espressamente del superamento del divario di genere. La caratterizzazione dell’associazione viene così, a mio parere ,a mancare
Se ne è discusso ed è prevalsa una linea di prudenza. Nulla ci impedisce di aggiungere una sede secondaria digitale con una semplice delibera assembleare e potrebbe essere una strada interessante da sperimentare per una associazione come la nostra. Tuttavia, il nuovo Codice indica chiaramente la strada di statuti “standard” e questo, per quel che ho potuto vedere anche direttamente, si è tradotto in una griglia molto rigida – e in qualche caso surreale – di interpretazione da parte dell’Agenzia delle Entrate e delle Regioni. Come ti scosti dallo standard rischi di essere chiamato a giustificare quello che hai scritto e che lo Statuto non venga accettato. Tutte noie delle quali non abbiamo bisogno. Inoltre, in totale assenza di normazione sulla “dimensione digitale della realtà” avevamo le mani più libere di sperimentare. Ora purtroppo un po’ di indicazioni ci sono. E scrivo purtroppo perché vanno nella direzione di fare una copia conforme digitale del processo in presenza. Che ovviamente nel migliore dei casi comporta uno sfruttamento sub-ottimale della risorsa digitale e nel peggiore un gran casino privo di utilità pratica. Però, una cosa è sperimentare qualcosa di sensato in assenza di indicazioni normative e una cosa è farlo andando contro indicazioni esistenti, anche quando pensiamo che siano fesserie.
Lo Statuto è stato redatto in stretta collaborazione con il nostro commercialista che ha una comprovata esperienza nel campo e secondo lui sì. Fin qui, ti posso rispondere da Segretario. Poi, da non esperto di questioni legali, mi viene comunque il dubbio: chi altri dovrebbe essere a decidere se non l’Assemblea, che è sovrana in una associazione? A cosa pensi nello specifico?
Personalmente mi trovo d’accordo. Potrebbe essere un argomento da riproporre in fase di rinnovo delle cariche per chiedere ai candidati al nuovo Consiglio di farsene carico.
Sarebbe un aspetto molto meritorio procedere alla redazione del bilancio integrato con le informazioni non finanziarie, in applicazione dei principi ESG (Enviromental, Social, Governance), anche se non è ancora previsto un obbligo.
Con la nuova normativa del Terzo Settore è ancora l’Assemblea che può decidere la devoluzione del patrimonio?
Si poteva indicare una sede digitale, ne avevamo parlato un paio d’anni fa con Paolo Russo e altri. Non si può riprendere l’idea?
Source: https://sgilabs.solutions/assembleeonlinesgi/2017-2/assemblea-ordinaria/relazione-annuale-bozza/levoluzione-e-le-linee-strategiche-per-il-201819/piano-di-azione/
Comments
0 Comments on the whole Pagina
Leave a comment on the whole Pagina